Il Piceno ed il cosidetto Ager Gallicus avevano ricevuto nello stesso periodo un gran numero di contadini possidenti in seguito alle distribuzioni di terreni demaniali con la legge flaminia del 522=232; ma furono ridotti a mal partito durante la guerra annibalica.
Nell'Etruria, ed anche nell'Umbria, le condizioni interne dei comuni soggetti non erano favorevoli alla prosperità d'una classe di agricoltori liberi. Era migliore la condizione del Lazio - a cui non si potevano togliere interamente i vantaggi che offriva il mercato della capitale, ed a cui, in generale, non recò danno la guerra annibalica, come era anche migliore quella dei Marsi e dei Sabelli, chiusi tra le loro montagne.
L'Italia meridionale, poi, era stata terribilmente devastata dalla guerra annibalica, la quale, oltre una grande quantità di piccoli paesi, aveva ridotto in rovina le due più grandi città, Capua e Taranto, entrambi in grado di mettere in campo eserciti di 30.000 uomini.
Il Sannio s'era rimesso dalle aspre guerre del quinto secolo: dopo il censimento del 529=225 era in grado di fornire tanti uomini capaci di portare le armi quanti ne potevano somministrare tutte insieme le città latine, ed era in quel tempo, dopo l'agro romano, probabilmente la più florida regione della penisola. Ma la guerra annibalica aveva una seconda volta devastato il paese e le distribuzioni di terreni fatte ai soldati dell'esercito di Scipione, benchè considerevoli, non avevano coperto probabilmente le perdite.
In quella guerra furono trattate ancora peggio dagli amici che dai nemici le regioni della Campania e dell'Apulia fino allora assai popolate.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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