Nell'ultima, furono successivamente fatte delle assegnazioni di terreno; ma le colonie qui istituite non prosperarono.
La bella pianura della Campania rimase più popolata; ma il territorio di Capua e degli altri comuni disciolti durante la guerra annibalica, divenne proprietà dello stato, e gli occupanti non ne divennero già proprietari, ma piccoli fittavoli temporanei.
Quanto poi al vasto territorio della Lucania e del Bruzio la cui popolazione, già molto scarsa prima della guerra annibalica, fu colpita da tutte le calamità della guerra stessa e delle rappresaglie che ne sono la conseguenza, si deve dire che Roma non si dette pensiero di farvi rivivere l'agricoltura - e nessuna delle colonie qui fondate crebbe realmente a vera prosperità se si eccettui forse Valentia.
Malgrado tutta la diversità delle condizioni politiche ed economiche dei vari distretti, e malgrado lo stato relativamente fiorente di alcuni di essi, il peggioramento è, in generale, evidentissimo, e confermato dalle più irrefragabili testimonianze sulle condizioni dell'Italia in generale.
Catone e Polibio concordano nel dire che l'Italia alla fine del sesto secolo, era assai meno popolata che non alla fine del quinto e che non era assolutamente più capace di mettere in piedi masse d'eserciti come nella prima guerra punica.
La crescente difficoltà della leva, la necessità di facilitare le qualifiche pel servizio nelle legioni, i lamenti dei federati sull'elevatezza dei contingenti da essi dovuti, servono a confermare questi indizi; e, quanto ai cittadini romani, sono le cifre che parlano.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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