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      Essi contavano nell'anno 502=252, subito dopo il passaggio di Regolo in Africa, 298.000 uomini atti a portare la armi; trent'anni più tardi, poco prima della guerra annibalica (534=220), l'esercito cittadino era ridotto a 270.000 uomini, quindi a un decimo di meno; altri vent'anni dopo, poco prima della fine di questa guerra (550=204), a 214.000, quindi ad un quarto meno; e una generazione più tardi - durante il quale periodo non si ebbero perdite straordinarie, ma si ebbe anzi, in virtù della fondazione di grandi colonie cittadine nella pianura dell'Italia settentrionale, uno straordinario aumento - l'esercito cittadino risalì appena alla cifra che contava al principio di questo periodo.
      Se noi avessimo simili cifre per la popolazione italica in generale, esse presenterebbero, senza dubbio, una diminuzione ancora più notevole.
      La decadenza della vigorìa del popolo non si può provare con documenti; è, però, provato da economisti che la carne ed il latte cessarono a poco a poco di essere il nutrimento del popolo. E mentre la classe dei liberi diminuiva, aumentava quella degli schiavi.
      Nell'Apulia, nella Lucania e nel Bruzio l'economia pastorizia deve, già ai tempi di Catone, essere prevalente sull'agricoltura; i semi-selvaggi schiavi-pastori erano in quei paesi i veri padroni.
      L'Apulia era dai medesimi resa così malsicura che fu necessario inviarvi una forte guarnigione; nel 569=185 vi fu scoperta una congiura di schiavi, ordita su vastissima scala e connessa anche coi preparativi dei baccanali, e 7000 uomini furono condannati a pena capitale.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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