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      Sulla bara, tutta ornata di pesanti coperte di porpora trapunte in oro e di fini lenzuoli mortuari, giaceva la salma dell'estinto, abbigliata egualmente nel costume della pił alta carica da lui ricoperta e circondata dalle armature dei nemici uccisi e dalle corone ottenute con o senza merito.
      Seguivano la bara i dolenti in gramaglie e senza ornamenti, i figli col capo coperto di un velo, le figlie senza velo, i prossimi parenti, gli affini, gli amici, i clienti e i liberti.
      In quest'ordine il convoglio procedeva fino al foro. Qui il cadavere veniva sorretto in piedi, gli antenati discendevano dai carri e si adagiavano sulle sedie curuli, ed il figlio dell'estinto od il pił prossimo parente saliva alla tribuna per elencare con brevi parole all'accorsa moltitudine i nomi e le gesta di tutti gli antenati, che siedevano in circolo, e finalmente il nome e le gesta del trapassato.
      Si dirą che questo era un costume barbaro, e che una nazione di sentimento artistico non avrebbe certamente dovuto tollerare questa barocca resurrezione dei morti, nell'epoca del pieno sviluppo della sua civiltą; ma persino i Greci, pił freddi e meno inclinati alla reverenza, come per esempio Polibio, riconobbero l'imponente effetto prodotto dalla semplicitą di questa funebre cerimonia.
      Fu un concetto naturale quello di mettere in armonia colla grave solennitą e colla orgogliosa dignitą della vita dei Romani l'idea che le generazioni trapassate continuassero, come se fossero vive, a muoversi tra i viventi, e che, quando un cittadino, stanco degli stenti o degli onori, andava a riunirsi ai suoi avi, quegli stessi avi si presentassero nel foro per accoglierlo nel loro seno.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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