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      Ma ora le donne cominciavano ad aspirare all'indipendenza in fatto di proprietà, e, svincolandosi dalla tutela degli agnati sia con cavilli suggeriti dagli avvocati, sia, e più particolarmente, col mezzo di matrimoni apparenti, assumevano l'amministrazione delle loro sostanze, e si sottraevano, all'atto del matrimonio, con mezzi artificiosi, alla potestà del marito, reputata necessaria dalla severità della legge.
      La massa dei capitali, aumentata nelle mani delle donne, sembrò così pericolosa agli uomini di stato d'allora, che si prese l'esorbitante misura di vietare con legge l'istituzione testamentaria di eredi femminili (585=169), e persino, con un atto estremamente arbitrario, di sottrarre alle donne anche la massima parte delle eredità collaterali che loro spettavano per mancanza di testamento.
      E così andavano praticamente sempre più in disuso i giudizî di famiglia che si collegavano a questa potestà matrimoniale e tutoria.
      Ma le donne già cominciavano ad immischiarsi anche negli affari pubblici, e, come diceva Catone, a «dominare» all'occasione i «dominatori del mondo»; già si sentiva la loro influenza nei comizi, già nelle vie si innalzavano statue a donne romane.
      Sempre più andava aumentando il lusso delle vesti, dei gioielli e delle suppellettili nelle case e nella mensa.
      Il lusso asiatico-ellenico, come imperava in Efeso ed in Alessandria, particolarmente dopo la spedizione in Asia minore che si verificò nel 564=190, trasferì a Roma le sue inutili raffinatezze ed il suo commercio di bagattelle, per cui si sciupano danaro e tempo.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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