Accanto ai lottatori e combattenti indigeni si videro allora comparire gli atleti greci (i primi nell'anno 568=186).
Parleremo pił avanti delle rappresentazioni drammatiche.
L'introduzione della commedia e della tragedia greca in Roma fu un acquisto di indubbio valore; e fu il migliore fatto in quest'epoca.
I Romani s'erano probabilmente, da troppo lungo tempo, accontentati delle cacce di lepri e di volpi; a questi divertimenti innocenti furono ora sostituite vere cacce di belve, e con grandi spese si trasportarono a Roma dall'Africa leoni e pantere (la prima volta, per quanto consta, nel 568=186); affinchč sbranando o venendo sbranate, servissero di passatempo ai curiosi della capitale.
Allora furono introdotti anche in Roma giuochi ben pił orribili, come si usava nell'Etruria e nella Campania: i combattimenti dei gladiatori; e pensare che nel 490=364, Publio Sofo aveva mandato a sua moglie l'atto di divorzio perchč essa aveva assistito ad una festa funebre. Il governo ottenne con un plebiscito che fosse vietata l'importazione di belve straniere a Roma, e tenne fermo a non permettere che i gladiatori prendessero parte alla festa della repubblica.
Ma anche in questa circostanza il governo non diede prova di autoritą e di energia. Riuscģ, come pare, a porre un freno ai combattimenti delle belve, ma gli fu impossibile impedire i combattimenti dei gladiatori nelle feste private, particolarmente nelle funerarie.
E ancor meno si poteva impedire che il pubblico desse la preferenza al gladiatore di fronte al funambolo; al funambolo di fronte al commediante; a questi di fronte al tragico, e che la scena riproducesse a preferenza le sozzure della vita ellenica.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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