Ma, disgraziatamente, per un tale trapasso, mancava appunto il primo requisito. Senza dubbio si poteva imparare a leggere e scrivere latino sulle dodici tavole; ma ad una coltura latina doveva premettersi una letteratura, e questa in Roma non esisteva.
2. L'influenza greca nel teatro. A questo si aggiunge un altro elemento.
Abbiamo già parlato delle grandi proporzioni che presero i divertimenti popolari dei Romani.
Il teatro occupava da molto tempo buona parte di queste ricreazioni; le corse delle bighe formavano veramente in esse lo spettacolo principale, ma non avevano luogo che una sola volta, cioè il giorno finale della festa, invece i primi giorni erano essenzialmente dedicati alle rappresentazioni sul palcoscenico.
Da molto tempo questi trattenimenti erano stati ridotti, specialmente a balli e giuochi di prestigio; le canzoni improvvisate, che si cantavano in queste occasioni, erano senza dialogo e senza azione.
Ora soltanto, i Romani pensarono di procurarsi un vero teatro.
Le feste popolari dei Romani erano completamente sotto l'influenza dei Greci, il cui talento per i divertimenti e per passare il tempo, faceva sì che i Romani dovessero necessariamente accettarli come loro maestri di piaceri.
In Grecia, però, non v'era alcun divertimento popolare più grato e più variato che il teatro; era quindi naturale che coloro i quali dovevano ordinare le feste popolari in Roma, e chi doveva eseguirle, non tardassero a rivolgere l'attenzione a questo trattenimento.
I primitivi canti scenici dei Romani avevano in sè un germe drammatico atto forse a svilupparsi, ma perchè da questo germe nascesse il dramma, bisognava che il poeta e il pubblico avessero una genialità nel dare e nel ricevere, che presso i Romani in generale non si trovò mai, e meno ancora in quei tempi; e quand'anche essa si fosse trovata, l'impazienza di coloro che erano incaricati dei divertimenti della moltitudine, avrebbe difficilmente concessa la necessaria tranquillità ed il tempo occorrente affinchè il nobile frutto maturasse.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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