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      Scuola e teatro divennero le più possenti leve del nuovo spirito dell'epoca, tanto più che vi si parlava la lingua latina.
      Si poteva forse parlare e scrivere la lingua greca e perciò cessare di essere romano; ma ben differente fu il caso quando il romano si abituò a parlare con parole latine, mentre greco era il pensiero e greca la vita.
      Non è uno dei più consolanti fatti di questo brillante secolo del conservatorismo romano, ma uno dei più notevoli e storicamente uno dei più istruttivi, quello di veder come l'ellenismo, sotto forma latina, gettasse radici in tutto il campo intellettuale non immediatamente politico, e che il maestro di scuola, in stretta alleanza col maestro dei divertimenti del gran pubblico, creassero la letteratura romana.
      4. Livio Andronico. Nel più antico scrittore romano appare questo sviluppo della grecità quasi in embrione.
      Il greco Andronico (prima del 482=272 sin dopo il 547=207), che poi, come cittadino romano, prese il nome di Lucio Livio Andronico(56), era venuto a Roma assai giovane nell'anno 482=272, insieme ad altri prigionieri tarentini, ove passò in proprietà del vincitore di Sena, Marco Livio Salinatore (console 535-247=219-207).
      Durante la sua schiavitù fu impiegato ora come attore sul teatro, ora come copista di testi, ora a dar lezioni di lingua latina e di lingua greca ai figli del suo padrone e ad altri fanciulli di agiati signori in casa sua e fuori; egli si distinse in modo che il suo padrone gli donò la libertà; e il governo, che si era servito di lui non raramente, come fece dopo la felice piega della guerra annibalica nell'anno 547=207 dandogli incarico di comporre la cantata pel rendimento di grazie, per un personale riguardo verso di lui assegnò al consorzio dei poeti e dei comici un posto per il loro culto comune nel tempio di Minerva, sull'Aventino.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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