Le macchiette dei servi - lo scaltro cameriere, il severo maggiordomo, il vecchio e savio pedagogo, il campagnolo che sente l'aglio, l'impertinente monello - sono piacevolmente frammiste con le numerosissime parti dei mestieranti.
Vi è l'immancabile buffone (parasitus) che, in cambio del permesso di sedere alla mensa dei vecchi, ha l'incarico di divertire gli ospiti, narrando storie e arguzie, e, qualche volta, lasciandosi anche buttar i cocci sul viso.
In Atene questa era, allora, una vera professione, e non è certo falso quanto leggiamo nei poeti che il «parassita» si preparava con gran cura sui libri di favole e di aneddoti.
Una parte gradita è quella del cuoco che, non solo sa farsi una fama facendo nuove salse, ma anche rubacchiando come un ladro matricolato; lo sfacciato lenone, che si pavoneggia di ogni suo vizio, tipo di cui è modello Ballio nello Pseudolus; il militare spaccamonti, in cui si personifica bene il governo dei soldati di ventura di quel tempo dei Diadochi; il cavaliere d'industria professionale o sicofante; il cambiavalute furfante, il medico asino, il sacerdote, il barcaiuolo, il pescatore e così via.
A queste finalmente, si aggiungono le vere parti di carattere, come il superstizioso di Menandro o l'avaro nell'Aulularia di Plauto.
La poesia ellenica ha conservato, anche in questa ultima creazione, la sua indistruttibile vigoria plastica; ma la rappresentazione psicologica è piuttosto, in questo caso, una copia esteriore che non uno studio degli intimi sentimenti, e ciò è tanto più vero quanto più il tema si accosta realmente alla creazione poetica.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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Atene Ballio Pseudolus Diadochi Menandro Aulularia Plauto
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