Dovrebbe aver un'idea ben singolare dell'ingegno, grande ed esperto, di un Nevio e di un Plauto chi immaginasse che tutti questi fossero capricci o idee del poeta; quest'ostinato e singolare esotismo della commedia romana era certo imposto da considerazioni tutt'altro che estetiche.
La trasposizione delle relazioni sociali, fino a rassomigliarle a quelle generalmente rappresentate nella nuova commedia attica, nei tempi d'Annibale, sarebbe parsa cosa intollerabile e da punirsi come un attentato contro l'ordine e moralità sociale.
Ma siccome, in quei tempi, gli spettacoli si davano dagli edili e dai pretori, che dipendevano interamente dal senato, e siccome persino le feste straordinarie, come per esempio i giuochi funebri, non si celebravano senza il permesso del governo, ed inoltre la polizia romana non era abituata a far complimenti e tanto meno coi commedianti, era naturale che la commedia, anche dopo essere stata ammessa a far parte dei divertimenti popolari, non osasse trascinare sulla scena alcun romano e rimanesse, per così dire, relegata in paese straniero.
8. Indifferenza politica. Ancor più recisamente era vietato agli scrittori il diritto di nominare una persona vivente lodandola o biasimandola, come pure ogni compromettente allusione alle condizioni del tempo.
In tutto il repertorio di Plauto e dell'epoca dopo Plauto, per quanto sappiamo, non vi fu materia per nessuna causa d'ingiurie.
E, nello stesso modo, noi troviamo appena qualche lieve traccia di frizzi contro i paesi italici - fatta astrazione di alcune innocenti celie - che avuto riguardo al vivo sentimento municipale degli Italici, sarebbero stati specialmente dannosi, eccettuato quello dell'odio contro gl'infelici Capuani ed Atellani, e, cosa singolare, parecchi sarcasmi scherzosi sulla superbia e sul cattivo latino dei Prenestini(63).
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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