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      Gli dei di Roma, i termini rituali, militari e legali dei Romani, suonano stranamente nel mondo greco, si mescolano confusamente gl'idoli ed i triumviri romani cogli agoranomi ed i demarchi: soggetti che si svolgono nell'Etolia od in Epidamno, vengono trasportati senz'altro al Velabro ed al Campidoglio.
      Già una tale composizione in forma di mosaico, con le tinte locali romane su fondo greco, può considerarsi cosa barbara; ma queste interpolazioni, nello schietto loro genere, spesso comicissime, sono molto più tollerabili che la trasformazione totale delle commedie in quella forma rozza che ai poeti parve necessaria, poichè la coltura del loro pubblico era lungi dalla coltura attica.
      È ben vero che tra i nuovi poeti attici alcuni non hanno bisogno di essere aiutati nella grossolanità; commedie come l'Asinaria di Plauto non devono la loro insormontabile scipitezza e trivialità solo alla traduzione.
      Ma nelle commedie romane prevalgono i rozzi episodi in modo da dedurne che i traduttori devono essere stati obbligati ad interpolarveli, anche in parte creandoli.
      Nella infinita abbondanza di bastonate e nella frusta sempre sospesa sulla schiena degli schiavi, si riconosce con evidenza il regime domestico di Catone, e così la sua opposizione contro le donne, nel continuo biasimo alle mogli.
      Fra le celie di propria invenzione, colle quali i poeti romani stimavano condire l'elegante dialogo attico, se ne trovano alcune di incredibile grossolanità e scipitezza(68).
      Invece riguardo alla metrica, il verso flessibile e sonoro onora, in genere, i traduttori.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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