Pagina (252/343)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Mentre la quasi-poesia di Livio nacque, press'a poco come in Germania la poesia di Gottsched, per impulso affatto esterno, aggrappata alle falde dell'arte greca, il suo successore emancipò la poesia romana e scoprì con la vera verga magica del poeta quelle sorgenti, dalle quali soltanto poteva derivare all'Italia una poesia popolare: la storica e la comica. La poesia epica non era più ridotta a servire soltanto come libro di testo al maestro di scuola; ma si rivolgeva direttamente al pubblico degli ascoltatori e dei lettori.
      I rimpasti teatrali e il pensiero di adattarli ai costumi romani erano fino allora stati nulla più che una faccenda accessoria all'attore teatrale e quasi, potrebbe dirsi, un affare materiale; con Nevio, la cosa cambiò aspetto e l'attore divenne servo del poeta.
      Le produzioni poetiche di Nevio portano, per lo più, un'impronta nazionale, che si manifesta, nel modo più evidente, nel suo primo dramma e nella sua epica nazionale, di cui avremo ancora da parlare, ma anche nelle commedie, genere a cui pare sia stato più inclinato il suo talento, e in cui pare abbia avuto i maggiori successi.
      Sebbene il poeta, come abbiamo già detto, si risolvesse, probabilmente per considerazioni estranee all'arte, ad accostarsi agli originali greci, riuscì, non pertanto, per la freschezza della sua fantasia ad essere migliore di coloro che vennero dopo e forse anche degli scialbi modelli, seguendo piuttosto la commedia di Aristofane.
      Egli ben sapeva ciò che questi era stato per la sua nazione e non omise di esprimerlo nel suo epitaffio:


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





Livio Germania Gottsched Italia Nevio Nevio Aristofane