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      I letterati del secolo successivo facevano salire sino a centotrenta il numero di queste «produzioni plautine», delle quali, in ogni caso, convien dire che la maggior parte sia stata soltanto riveduta da Plauto, se pur gli venne sott'occhio; le migliori, a quanto pare, di queste vecchie imitazioni pervennero sino a noi(72).
      È perciò difficile, se non impossibile, formare un giudizio sul carattere poetico dell'autore, poichè non ci furono conservati gli originali.
      Che i poeti romani imitassero, senza farne una scelta, tanto le buone che le cattive produzioni; che essi fossero sotto la vigilanza, anzi sotto la pressione tanto della polizia quanto del pubblico; ch'essi si mostrassero poco teneri delle convenienze estetiche, appunto come ne era poco curante il loro pubblico, e che, per uniformarsi al gusto dell'uditorio, essi trasformassero gli originali in una caricatura burlesca e volgare, sono rimproveri che si attagliano più a tutta questa manifattura delle riproduzioni che non all'uno o all'altro degli imitatori.
      Si deve, viceversa, considerare come proprio di Plauto il magistrale uso della lingua nei vari ritmi, la rara abilità di trovare e utilizzare le situazioni per l'effetto drammatico, il dialogo quasi sempre spedito e spesso eccellente; e soprattutto una robusta e fresca allegoria, la quale produce un effetto irresistibilmente comico colle felici sue celie, col ricco suo vocabolario di soprannomi, colle voci lepide, colle narrazioni e colle situazioni violente e spesso mimiche - pregi, nei quali par che si faccia riconoscere l'antico attore.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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