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      Nè meno frequentemente, sebbene con minore fortuna, il poeta cerca dare ai suoi lavori un interesse nazionale. A questi sforzi è dovuta l'azione complicata che non mira, come la vecchia tragedia, a commuovere l'animo, ma piuttosto ad eccitare la curiosità; e così il dialogo dialetticamente frizzante, che a noi non ateniesi, riesce spesso insopportabile; e così le sentenze sparse nelle sue opere come i fiori in un giardino; e così la sua psicologia, che non riposa sull'immediata esperienza umana, ma sulla riflessione e sul raziocinio.
      La sua Medea è senza dubbio realistica allorchè essa si provvede di denaro per il viaggio prima della sua partenza. Lo spregiudicato lettore non troverà in Euripide molte tracce del combattimento dell'anima tra l'amor materno e la gelosia.
      Nelle tragedie di questo autore è, prima di tutto, posposto l'effetto poetico all'intento morale e politico. Senza entrare propriamente nelle questioni del giorno, e prendendo di mira più le questioni sociali che le politiche, Euripide collima però nelle sue intime conseguenze col radicalismo politico e filosofico contemporaneo ed è il primo e supremo apostolo di quella nuova umanità cosmopolita che si allontanò dall'antica vita nazionale attica.
      Questo fatto, come l'opposizione che l'ateo e non-attico poeta incontrò presso i suoi contemporanei, spiega viceversa il meraviglioso entusiasmo e il rispetto col quale la più giovane generazione e gli stranieri accolsero il poeta dell'emozione e dell'amore, delle idee generali e del sentimento, della filosofia e dell'umanità.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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