Catone ne uscì con un suo particolare ripiego. Anch'egli, come si sa per sua confessione, non si sentiva alcuna voglia di «raccontare ciò che il sommo sacerdote faceva servire alla sua mensa nella propria casa, nè quante volte era aumentato il prezzo del frumento; nè quando erano avvenuti eclissi solari e lunari»; e perciò egli consacrò il secondo e il terzo libro della sua opera storica a narrare le origini degli altri comuni italici e come essi fossero entrati nella federazione romana.
Così egli ci liberò dalle strettoie della cronaca che, dopo la registrazione dei supremi magistrati temporanei, riportava anno per anno gli avvenimenti; occorre osservare che Catone, nella sua opera, raccontava gli avvenimenti per «paragrafi».
L'importanza data agli altri comuni italici, cosa che ci pare strano trovare in un'opera romana, ci viene spiegata in parte dalla posizione politica dell'autore, che inclinava a sostenere l'Italia municipale nella sua opposizione contro il gran movimento della sua capitale, in parte dall'osservare che con questo sistema l'autore trovava modo di riempire acconciamente il vuoto lasciato nella storia dei tempi oscuri, dalla cacciata di re Tarquinio sino alla guerra di Pirro, esponendo l'essenziale risultato di questo periodo storico, cioè l'unione d'Italia sotto l'egemonia di Roma.
26. Storia contemporanea. La storia contemporanea, invece, fu svolta naturalmente in racconti concatenati e circostanziati.
Nevio descrisse di propria scienza la prima, Fabio la seconda guerra punica; Ennio, su diciotto libri della sua cronaca, ne dedicò tredici almeno al tempo corso dalla guerra contro Pirro alla guerra istriana.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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