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      30. Grammatica, retorica, filosofia. Sulle prime la conoscenza della lingua materna cominciò a formarsi sulla grammatica latina. Lo studio della filologia greca nacque con la letteratura romana. Già sin dall'anno 520=234, certo Spurio Carvilio, maestro di scuola, pare abbia incominciato ad ordinare l'alfabeto latino assegnando alla lettera g, che prima non vi era compresa, il posto della lettera z divenuta superflua, posto che essa conserva tuttora negli alfabeti occidentali.
      I maestri di scuola romani avranno costantemente posto gran cura all'ortografia ed anche le muse latine non hanno mai smentita la loro scolastica fonte poetica, ed in tutti i tempi, insieme alla poesia, si ebbe cura dell'ortografia.
      E specialmente Ennio - anche in questo simile a Klopstock - tentò non solo un dramma etimologico secondo il genere alessandrino(90), ma introdusse anche, invece del semplice segno fino allora usato per indicare le consonanti doppie, la più esatta lettera doppia dei Greci.
      È certo che nulla si conosce di ciò che sotto questo rapporto hanno fatto Nevio e Plauto; i poeti popolari avranno trattato, anche in Roma, l'ortografia e l'etimologia con quella noncuranza che è loro particolare.
      I Romani di questo tempo rimanevano ancora estranei alla retorica ed alla filosofia.
      La parola era allora tanto essenziale per la vita pubblica, che non si poteva imitare un modello straniero; il vero oratore, Catone, versava tutta la coppa del suo sdegnoso scherno sulla stupida manìa di studiare eternamente per parlare, senza mai saper parlare.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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