Questo può dirsi esattamente ancora della letteratura scritta nella lingua straniera che non di quella romana scritta nella madre lingua latina. Questa è in gran parte opera di stranieri, di semi-greci, di Celti e persino di Africani, che si erano appropriati la lingua latina collo studio, e non di Romani. Fra coloro che in questo tempo fecero pubblica professione di poesia, non solamente non troviamo, come già s'è notato, alcun uomo veramente notevole, ma nemmeno uno che si potesse dire nativo del Lazio.
Persino la parola «poeta» è straniera; Ennio chiama con enfasi se stesso poeta(91). Ma questa poesia non solo è straniera d'origine, ma è anche piena di quei difetti che si riscontrano sempre dove i pedanti fanno da letterati, e il pubblico è formato dalle più svariate moltitudini.
È stato dimostrato come per adattarsi alla folla la commedia scendesse fino alla trivialità, anzi alla brutalità; si è anche dimostrato come due dei più influenti letterati romani fossero dapprima maestri di scuola e solo in seguito divenissero poeti; e che, mentre la filologia greca, nata solo dopo la decadenza della letteratura nazionale, compiva i suoi esperimenti solo su di un cadavere, nel Lazio la grammatica e la letteratura penetrarono gradualmente, appunto come avviene oggi nelle missioni cristiane presso i pagani.
E di fatti, se noi esaminiamo senza pregiudizi la letteratura ellenizzata del sesto secolo, che è quanto dire quella poesia meccanica priva d'ogni propria fecondità, quella generale imitazione appunto delle frivole forme dell'arte straniera, quel repertorio di versioni, quel mostro di epopea, s'è tentati di considerarla puramente come un sintomo di questa epoca.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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