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      Da questo sforzo non uscì neppure una sola nuova e vera opera d'arte, ma esso riuscì ad allargare l'orizzonte intellettuale dell'Ellade sull'Italia.
      Considerata solo nel suo aspetto esteriore, la poesia greca suppone nell'uditore una certa somma di cognizioni. La perfetta astrazione individuale, che è una delle più essenziali proprietà del dramma di Shakespeare, è ignota alla poesia antica; chi non conosce il ciclo delle leggende greche non potrà mai raggiungere il senso intimo, e spesso non potrà neppure comprendere le rapsodie e le tragedie greche.
      Se al pubblico romano di questo tempo, com'è provato dalle commedie di Plauto, riuscivano quasi familiari i poemi d'Omero e le leggende d'Ercole, e se degli altri miti erano noti almeno quelli che più erano in voga(93), ciò si deve attribuire alla scuola ed al teatro, che indirizzarono per primi il popolo romano alla conoscenza del mondo ideale dei Greci.
      Ma a quest'intento giovò assai più la naturalizzazione della lingua poetica e dei metri greci nel Lazio, a cui i più valenti scrittori diedero la preferenza e la giusta intonazione.
      Se la «vinta Grecia vinse con l'arte il fiero vincitore», ciò avvenne principalmente per la sostituzione d'una lingua poetica, colta ed elevata, al rozzo metro latino; così invece del monotono e mal tagliato verso saturnio si ebbero lo scorrevole senario, il solenne esametro e il forte tetrametro e il gioioso anapesto; così i ritmi lirici, artisticamente intrecciati, risuonavano alle orecchie latine nella lingua madre.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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