Nell'audace emulazione, nei risonanti ritmi e persino nel potente orgoglio artistico dei poeti di questo tempo si ravvisa, più che in qualunque altra epoca della letteratura romana, un'imponente grandiosità; e anche chi non s'inganna sulle debolezze di questa poesia può applicarvi le superbe parole con cui Ennio ha celebrato se stesso, che cioè, esso «ai mortali propinò versi infiammati che penetrarono nel cuore».
36. Opposizione nazionale. Come la letteratura elleno-romana di questo tempo mirava essenzialmente ad uno scopo, così la sua antitesi, la contemporanea letteratura nazionale, era anch'essa condotta a proporsi un fine.
Se quella voleva nè più nè meno annientare la nazionalità latina colla creazione di una poesia, latina di lingua, ma ellenica nella forma e nello spirito, la migliore e la più pura parte della nazione latina era indotta a rigettare e condannare l'ellenismo e la sua letteratura.
Ai tempi di Catone Roma si trovava di fronte alla letteratura greca come ai tempi dei Cesari si trovava di fronte al cristianesimo: liberti e stranieri formavano il nucleo principale dei poeti, come più tardi formarono quello della comunità cristiana; la nobiltà della nazione, e specialmente il governo, vedevano nella poesia, come poi nel cristianesimo, forze del tutto ostili; quasi per le stesse cause Plauto ed Ennio furono dall'aristocrazia romana posti tra la plebaglia come poi gli apostoli ed i vescovi furono dal governo romano condannati a morte.
Anche in questa circostanza, naturalmente, fu Catone quegli che difese vigorosamente la patria contro gli stranieri.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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