I letterati ed i medici greci sono per lui la più pericolosa feccia del depravato popolo greco(95) ed i poetastri romani sono da lui trattati con inesprimibile disprezzo. Perciò tanto lui quanto i suoi partigiani furono spesso e severamente biasimati; e veramente le espressioni del suo sdegno sono la dimostrazione di uno spirito aspro e acido; ma considerando la cosa più da vicino converrà non solo dargli ragione, ma anche riconoscere che l'opposizione nazionale su questo punto, più che su qualunque altro, non si contenne in una difesa puramente negativa ed inefficace. Se Aulo Postumio Albino, contemporaneo, quantunque più giovine, di Catone, per il suo stucchevole ellenizzare divenne ridicolo agli stessi Greci, se questo Albino, nella prefazione alla storia greca, si scusava perchè, nato romano, non poteva usare correttamente la lingua greca, non gli si sarebbe potuto chiedere quale legge l'aveva condannato a far cosa che non sapeva? o forse il mestiere del materiale traduttore di commedie e del poeta lirico, che lavorava per vivere e per trovar protezione, era più onorevole duemila anni fa di quello che lo sia presentemente? o non aveva ragione Catone di rimproverare Nobiliore per essersi fatto seguire da Ennio in Ambracia coll'incarico di cantare i suoi fasti, da quell'Ennio, il quale del resto glorificava coi suoi versi i potenti di Roma senza guardar troppo ai meriti, e che ricolmò di lode lo stesso Catone? o non aveva ragione di chiamare «miserabile incorreggibile plebaglia» quei Greci che aveva imparato a conoscere in Roma e in Atene?
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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