Più modesto e più serio Catone abbandonò agli ellenizzanti, come cosa irremissibilmente perduta, la poesia propriamente detta, sebbene pieno di significato e degnissimo di lode, se non per l'effetto almeno per l'intenzione, debba riconoscersi il suo tentativo di creare una poesia didascalica in metro nazionale secondo la formula dell'antica tradizione romana e dei poemi d'Appio sulla morale e sull'agricoltura.
La prosa gli offrì un campo più opportuno ed egli mise in opera tutta la sua energia e tutto il suo vasto sapere per creare una letteratura in prosa, nella lingua nativa.
Questo sforzo deve considerarsi tanto più romano e tanto più stimabile, in quanto egli non aveva da principio altro pubblico che quello del suo circolo familiare, e si trovava quasi solo su questa via. Così nacque la sua opera «Delle origini», così le sue orazioni scritte, i suoi trattati su diversi rami scientifici.
Queste opere sono senza dubbio ispirate dal genio nazionale e s'aggirano sopra soggetti nazionali, ma esse sono tutt'altro che antielleniche e anzi può dirsi che sono scritte sotto l'influenza greca, sebbene in modo diverso dalle opere degli avversari.
L'idea e persino il titolo del suo libro principale sono tolti dalle «Storie delle fondazioni greche» (ktìseis).
La stessa cosa si può dire della sua opera De arte oratoria; egli si fece beffe di Socrate, ma cercò di mettere a profitto Tucidide e Demostene. La sua enciclopedia è sostanzialmente il risultato del suo studio della letteratura greca.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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Catone Appio Socrate Tucidide Demostene
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