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      I collegi degli edili curuli si componevano esclusivamente di patrizi negli anni dispari di Varrone e si conoscono pei sedici anni 541, 545, 547, 549, 551, 553, 555, 557, 561, 565, 567, 575, 585, 589, 591, 593.
      Questi consoli ed edili patrizi, rispetto alle famiglie, si dividono come segue:
      Consoli Consoli Edili curuli
      388-500 501-581 di questi 16 collegi patrizi
     
      Corneli 15 15 14
      Valeri 10 8 4
      Claudi 4 8 2
      Emili 9 6 2
      Fabi 6 6 1
      Manli 4 6 1
      Postumi 2 6 2
      Servili 3 4 2
      Quinzi 2 3 1
      Furi 2 3 —
      Sulpici 6 2 2
      Veturi — 2 —
      Papiri 3 1 —
      Nauti 2 — —
      Giuli 1 — 1
      Fosli 1 — —
      —— —— ——
      70 70 32
      Le quindici o sedici famiglie dell'alta nobiltà, che ai tempi delle leggi licinie erano potenti nella repubblica, si sono mantenute, sebbene talvolta fossero obbligate a ricorrere all'adozione, durante i seguenti due secoli, anzi sino che durò la repubblica, senza un notevole cambiamento. Nel circolo della nobiltà plebea entravano, di tempo in tempo, nuove famiglie; ma nei fasti plebei dominano ancora per tre secoli le antiche famiglie dei Licini, dei Fulvi, degli Attili, dei Domizi, dei Marzi, dei Giuni.
      (23) [L'autore, che ha relegato nel campo della leggenda la tradizionale eroica fine di Attilio Regolo qualificando come «orpello sgradevole, che stona colla storia vera e reale» (v. vol. III, pag. 60, nota) gli aneddoti del genere, si prolunga poi su questo episodio di ferocia che non è nè più provato nè più verosimile della feroce fine che i Cartaginesi avrebbero inflitto a Regolo.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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