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      Le locazioni presero una vera importanza soltanto allorchè i capitalisti romani cominciarono ad acquistare possedimenti oltremarini di grande estensione; allora si apprese anche ad apprezzare la durata d'una affittanza per molte generazioni. (COLUM. 1, 7, 3).
      (33) Che non si seminasse il grano fra le viti, ma che tutt'al più vi si seminassero erbe foraggere, che crescono facilmente all'ombra lo dice CATONE (33, confr. 137), e perciò anche COLUMELLA non conta sopra nessun profitto accessorio nella coltivazione della vite fuorchè sulla vendita dei sarmenti. Il frutteto (arbustum) invece si seminava come qualunque altro campo di grano (COLUM, 2, 9, 6). Soltanto dove si educava la vite appoggiandola ad alberi verdi si seminava anche il grano negli spazi tra i medesimi.
      (34) MAGONE ed il suo traduttore (in VARRONE, r. r. 1, 17, 3), consigliano di non allevare schiavi, ma di comperarli, però non al disotto di ventidue anni, e Catone deve essere stato dello stesso parere, poichè la cosa è chiaramente provata dal personale della sua tenuta modello, sebbene egli non lo dice apertamente. Catone consiglia senz'altro la vendita degli schiavi vecchi ed ammalati. L'allevamento degli schiavi descritto da COLUMELLA 1, 8, secondo il quale le schiave aventi figli erano esonerate dal lavoro, le madri di quattro figli erano persino affrancate, è piuttosto una speculazione indipendente anzichè una parte dell'amministrazione regolare del podere, simile alla pratica dello stesso Catone di fare acquisto di schiavi, di istruirli e di rivenderli (PLUTARCO, Cat. mai.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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