Del resto è dubbio assai, che nella Roma di quei tempi e dei posteriori la fluttuazione dei prezzi dei cereali fosse realmente maggiore di quella d'oggi. Quando si vogliano confrontare i prezzi suaccennati di 3 1/3 e di 4 grossi lo staio prussiano con quelli dei più squallidi tempi di carestia e di fame, quando per esempio nella guerra annibalica il prezzo dello staio prussiano salì a L. 12,37, nella guerra civile a L. 24,75 (un moggio uguale a 5 denari; CIC, Verr. 3, 92, 214), al tempo della grande carestia sotto Augusto salì persino a L. 27,45; (5 modii = 27 denari e 1/2; EUSEB, Chron, p. Chr. 7 Scal.), la differenza è senza dubbio immensa; ma simili estremi sono poco attendibili e potrebbero, date le eguali condizioni, riprodursi anche ai giorni nostri.
(39) Catone chiama perciò le sue tenute, che descrive, oliveto (olivetum) e vigna (vinea), benchè oltre la vite e l'ulivo vi si coltivassero anche frumento ed altri cereali. Se gli 800 culei, pei quali il possidente della vigna è consigliato di provvedere le botti (11), rappresentavano il maximum della vendemmia d'un anno avrebbero dovuto certamente essere piantati a vite tutti i cento iugeri, poichè il prodotto di otto culei per iugero era considerato quasi un prodotto inaudito (COLUM. 3, 3); ma VARRONE (1, 22) intendeva dire e con ragione, che il proprietario della vigna può trovarsi nel caso di dover imbottare la nuova vendemmia prima d'aver venduto la vecchia.
(40) COLUMELLA 3, 3, 9 fa presumere che l'economo rurale romano ritragga dal suo capitale una media del 6 per cento.
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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma 1938
pagine 343 |
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Roma Verr Augusto Chron Scal Catone
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