Gli Egizj furono, per quanto dicesi, i primi, che divisero l'anno in dodici mesi, di maniera che si può dire che, prima di questa divisione, non facevano di tutto l'anno che un mese; il che era vero in un senso molto differente da quello, che per inavvertenza si è dato al loro modo di contare, dicendo che il loro anno non era che d'un mese.
È vero che gli antichi autori hanno scritto che fu anzi dopo la divisione dell'anno, che essi ristrinsero il loro nello spazio di trenta giorni; ma questa opinione inventata soltanto per tentare di diradar le tenebre della Cronologia favolosa degli Egizj, viene smentita dalla testimonianza di Erodoto, autore più antico degli altri, che dice semplicemente che l'Anno Egizio era di dodici mesi. È d'altronde certo secondo la Scrittura che, fin dal tempo di Noè, l'Anno comprendeva l'istesso spazio di tempo che oggi, e che ha sempre compreso tal durata. Le differenze, che ritrovansi nel modo, con cui gli Egizj, i Greci ed i Romani ed altri popoli dividevano questo spazio in stagioni ed in mesi, ed il diverso numero dei giorni, che facevano entrare in questo medesimo spazio di tempo, non portano a conseguenza veruna; poichè ciò, che si trovava di meno ad ogni anno per compire tutto lo spazio del tempo, che il Sole impiega a percorrere i dodici Segni, era supplito da ciò che i Greci chiamavano Embolismi, vale a dire intercalazioni di giorni, ed anche di mesi, che facendo gli anni, in cui esse cadevano, più lunghi degli altri, compensavano ciò che di meno si era trovato ne' precedenti.
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