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      Allorchè gli antichi stavan sul punto di dare un assalto generale ad una Città, che assediavano. erano soliti di evocare le Divinità Tutelari di quella Città con una formula a tal uso consacrata; e cìò facevano nella persuasione che la presenza di quella Divinità fosse una salvaguardia per le Città, che proteggevano. I nomi di quelle Divinità Tutelari erano sempre incogniti al Popolo.
      I Sacerdoti, per evitare l'effetto delle evocazioni, ne facevano un gran Mistero, e non le proferivano che in segreto nelle preci solenni: così allora non potevano evocarle che in termini generali, e coll'alternativa dell'uno e dell'altro sesso per tema di offenderle con un titolo poco conveniente. Microbio (Saturn. Lib. 3. cap. 9.) ci ha conservata questa formula di evocazioni. Egli dice averla tratta dal Libro degli Aneddoti di Sammonico Sereno, che pretendeva di averla presa da un antichissimo Autore detto Furio. Ecco questa formula tal quale era stata pronunziata all'assedio di Cartagine: "Dio, o Dea Tutelare della Città e della Repubblica di Cartagine, e Te soprattutto, o Divinità che questa Città e i suoi Cittadini proteggi, vi prego, vi supplico, vi scongiuro di abbandonare questo Popolo, e tutta la Repubblica dei Cartaginesi; di fuggire i loro Sagrifizj; di ritirarvi interamente dai loro santi Luoghi, dai loro Tempj, dalla loro Città; di spargere su questo Popolo, e su questa Repubblica, lo spavento, il terrore e l'imprudenza; di passare a Roma; di venire verso di me, e nel mio Campo; di preferire e gradire i nostri sacri Luoghi, i nostri Tempj, i nostri Sagrifizj, la nostra Città; di prendere un Impero supremo sopra di me, sul Popolo Romano, sopra i miei soldati, e d'inspirarci a tutti de' prudenti e salutari consigli: se ascoltate le mie preghiere, fo voto di consacrarvi dei Tempj, e di stabilire in onor vostro dei Giuochi solenni". Dopo la evocazione degli Dei, che credevasi certa per virtù di questa formula accompagnata da' sagrifizj, si credevano permesso tutto nella Città, di cui s'impadronivano.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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