Non saremmo noi in questo troppo fedeli imitatori dei Greci, e non abbiamo noi luogo di temere che eredi del loro gusto squisito nelle Belle Arti, non lo siamo altresì del pericoloso abuso, che poi ne fecero?
I Romani pensavano molto differentemente sul ballo, che non fu per lungo tempo da essi conosciuto se non che per il primo suo oggetto, cioè nelle cerimonie religiose: fuori di là eglino lo disprezzavan talmente, che Cicerone disse che per ballare bisognava o essere adulterato dal vino, o aver perduta la ragione. In seguito si dipartirono un poco da questa severità; ma quantunque la Nobiltà Romana facesse insegnare il Ballo ai suoi figli, le persone gravi, e serie condannavano questo costume, che si era convertito in abuso fino dai tempi di Orazio. Forse i Romani ad esempio degli Spartani non disapprovavano se non se i balli molli ed effemminati, che erano proprj a corrompere la gioventù.
Ciò, che Platone ha scritto ne' suoi Libri della Repubblica circa ai balli degli Antichi, potrebbe riportarsi a quello che oggi si dice ballo alto e ballo basso. Grazie modeste; un gesto moderato, un corpo ben atteggiato, passi giusti caratterizzavano il primo; e questo Filosofo lo chiamò orchestrico: moti di fuoco, vivi, rapidi, ondeggianti distinguevano il secondo; e lo chiamava palestrico. Serviva questo a render pieghevoli e forti le membra per gli esercizj della guerra. Tra sì fatti balli di esercizio violento il cibistico sembra un de' più antichi. (V. Cibistico).
BALLERINI sulla Corda.
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