Si servivano pure delle suola, che fermavano con fascie o nastri, i quali s'incrociavan su i piedi e sopra il calcagno, fermandoli tra la noce o malleolo del piede e la polpa. Sembra che i Romani fossero i primi a prendere una forma di calzatura più somigliante alla nostra. Ne' primi tempi della Repubblica il Popolo ed i Senatori medesimi avevano una calzatura di cuoio non conciato, e che copriva loro la parte massima della gamba. Non vi eran che quelli passati per le cariche curuli, i quali avesser diritto di portare una calzatura più bassa, rossa o gialla, di pelle molle e conciata; ma pare che non ne facessero uso so non se nei giorni solenni. In seguito tutti i Romani cominciarono a portar delle scarpe di pelle maneggevole e ben conciata; ma le scarpe dei Patrizj erano più alte di quelle degli altri e distinte colla figura della Lettera C, che indicava il numero Centenario, perchè i Patrizj da principio erano in numero di soli Cento. Sembra altresì che più spesso si portasse a Roma una specie di pianelle. Gli Antichi non conobbero punto l'uso delle vere calze; ma le persone delicate o inferme si coprivan le gambe con de' pezzi di tela o consimili.
CAMILLO. I Romani chiamavano con questo nome un giovine imberbe, che nelle Cirimonie Nuziali facienti parte del Corteggio della nuova maritata, portava un viso coperto detto Cumera, nel quale vi erano dei trastulli, ed altre piccole bagattelle pel figlio, che in seguito fosse nato.
CAMPANELLI. L'uso dei piccoli Campanelli, è antichissimo.
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