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      L'educazione, l'esercizio, l'abitudine aveva accostumato a far di meno di questi soccorsi, ed anche a non avvedersi che ne mancassero. Eranvi i Numidi, che non conoscevano l'uso delle briglie per guidare i loro Cavalli, ma che col solo tuon della voce, o toccandoli col calcagno, o collo sprone, li facevano andare avanti o rinculare o fermare o voltare a dritta o a sinistra; in una parola eseguivansi così tutti i movimenti dei Cavalli meglio disciplinati. Talora conducendo insieme due Cavalli, saltavano dall'uno sull'altro nel forte della mischia; e ciò per sollevare il primo allorchè sembrava loro che fosse stanco.
      Il modo, con cui gl'Antichi attaccavano i Cavalli ad un Carro, era molto differente dal nostro. Per il solito non ne mettevano nè meno di due nè più di quattro, e sempre di fronte. Si fecero da principio i Carri a due timoni, ma talmente disposti che ogni timone era tra due Cavalli; di modo che tra i due timoni vi erano due Cavalli, e al di fuori un Cavallo a diritta ed uno a sinistra. Clistene di Sicione fu il primo, che per rimediare a questo incomodo inventò i Carri ad un solo timone, al quale si cominciò ad attaccare due Cavalli uno a diritta l'altro a sinistra, e gli altri due che vi si aggiungevano, uno per parte, non erano uniti al timone se non se come lo sono i nostri bilancini; ma sempre in maniera che i quattro Cavalli fossero di fronte, e che il Cocchiere tenesse le redini dei freni di tutti i Cavalli. Erano Carri di questa specie quelli, che si adopravano nei Giuochi del Circo.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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