Queste cariche diedero un poter senza limiti a quelli, che ne venivano onorati.
La numerazione del popolo, la stima dei beni, la disposizione dei gradi di ciascheduno nella classe, in cui la fortuna lo aveva posto, e la cura del registro ove s'inscrivevano i Cittadini, non furono che la minima parte delle incombenze dei Censori.
La loro ispezione si estese sulla condotta ed i costumi degli abitanti, de' quali divennero i Giudici, e perciò furono detti dagli Autori Latini, Censores morum. Da questo diritto generale passarono al più grande, che si potesse avere in una Repubblica, e cioè di deporre un Senatore, accusato di malversazione; di togliere ai Cavalieri i Cavalli, e gli anelli, che li distinguevano da un Ordine inferiore; di fare scendere un plebeo da una Tribù in una disotto; ed infine di regolare ciò che rendeva buono o cattivo il destino dei particolari. Per più d'un secolo si scelsero i Censori nel corpo della Nobiltà, ed anche tra i più eminenti Patrizj; poichè non giungevasi alla Censura che dopo essere stati in esercizio del Consolato.
In seguito de' tempi i Plebei ebbero parte a tal dignità come alle altre tutte della Repubblica. Le Colonie istesse non ne furon private assolutamente, poichè avevano dei Sub-Censores, che rendevan conto ai Censori di Roma dello stato delle Colonie, del numero degli abitanti, e delle loro ricchezze; ed i loro rapporti si registravano nel libro de' Censori.
CENSUS CIVITATIS. Era la valutazione dei Beni d'ogni Cittadino Romano, che si faceva coll'enumerazione del Popolo nel campo di Marte.
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