CORIFEO (V. Coro).
CORO. Era una parte essenziale della Tragedia degli antichi, ed anche avanti Eschilo faceva sola o quasi sola ciò che diceva si allora Tragedia; poichè non consisteva se non che in inni e danze ad onore di Bacco, e si dava in premio un capro o un otro di Vino. Tespi, per quanto si dice, fu il primo, che unì al Coro un personaggio, il qual declamava. Eschilo in seguito ve n'aggiunse un secondo; e ben presto dipoi Sofocle ed Euripide ve n'introdussero un numero sufficiente, onde dare una forma costante alla Tragedia, che questi due grandi Poeti portarono al più alto punto di perfezione, a cui potesse mai giungere. I Cori destinati in prima a cantar Bacco o qualche altro cospicuo soggetto, non cantarono più che in certi intervalli per sollevare lo spettatore, e dar luogo all'andamento dell'intreccio. D'inattivi che erano, divennero attivi; ora rappresentavano Ninfe, ora Furie, qualche volta Cortigiani, e sovente il Popolo, ma sempre interessati all'azione teatrale.
Il numero delle persone, che componevano il Coro, fu da principio di cinquanta; ma fu poscia ridotto a quindici. Il Corifeo, vale a dire la persona principale, che guidavalo, entrava nell'azione alla testa degli altri, in nome de' quali parlava, sia per dar utili consigli e salutari istruzioni, sia per prendere il partito dell'innocenza e della virtù, sia per essere il depositario di segreti, ed il vendicatore della religion dispregiata, sia finalmente per sostenere tutti quei caratteri insieme, come Orazio suppone.
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