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      Fu data a Giove una corona di tutte le sorte di fiori; una di pino a Pane; una di canne o di lauro ad Apollo; una di ramo d'olivo a Minerva e alle Grazie; una di papaveri a Morfeo; una di rose a Venere, ec. Non solamente si mettevan corone sulle Statue degli Dei, ma se n'empivano fino i loro Templi stessi, le loro Are, i Vasi sacri, e si ponevano in testa ai Sacerdoti ed ai Ministri tutti del loro culto.
      Le Corone passando sulle teste degli Dei non perderon perciò i diritti della lor prima origine. Una specie di necessità aveva lor data nascita ne' Campi, d'onde poi la mollezza le trasportò all'ombra de' Palazzi o Basiliche, e delle Abitazioni ancora private. Non vi erano Coristi senza Corone, che vi si distribuivano con una profusione non ordinaria.
      Ogni convitato aveva almeno tre Corone di fiori, una in alto sul colmo della testa, l'altra sulla fronte, e la terza sul collo; dimodochè l'ultima era appoggiata sulle spalle, e cadeva dalla parte opposta sul petto. Ma qui non finiva; si mettevano delle Corone sulla Casa, sulle Porte, sulle Tavole, sopra i Buffetti, sull'Anfore, ec.
      Si può giudicare da questo gusto degli Antichi per le Corone qual'idea annettevano a quelle, che ricevevano pubblicamente come una ricompensa della loro destrezza, del loro merito, e del loro coraggio. Era per essi il colmo dell'onore l'ottenere una corona di olivo salvatico ai Giuochi Olimpici; una di lauro ai Giuochi Pitici; una d'appio verde ai Giuochi Nemei; una d'appio secco ai Giuochi Ismici.
      I Romani riceveron dai Greci l'uso delle Corone; ma fintantochè il lusso e la mollezza dell'Asia e della Grecia non penetrarono nella Repubblica, esse non furono quasi impiegate se non se nel Culto degli Dei, e per guiderdone delle virtù militari: queste virtù erano soprattutto apprezzate, e contribuivano mirabilmente ad eccitare il valore d'emulazione dei Cittadini.


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Dizionario compendiato di antichità
di Etienne Jean Monchablon
Firenze dai torchi di Gio. Marenigh
1821-1822 pagine 560

   





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