(V. Carro, Circo, Stadio, Pletrone).
CORTINA. I Romani adopravano questa parola come noi ci serviamo di quella di Vaso quando si vuol denotare un grand'Edifizio, e che si dice un gran vaso; e vaso piccolo, ristretto, un Edifizio poco o non tanto spazioso. Da cị nasce che negli Scrittori cortina significa ora un gran vaso di rame, nel qual si mettevano a bollire delle tinte; ora un gran bacino di piombo; in cui si faceva colar l'olio; talvolta un luogo ove si difendevan le cause, e dove amministravasi la giustizia; altre volte il teatro in generale, ed in particolar le decorazioni, soprattutto allorchè rappresentavano un Palazzo, un Tempio, o qualche altro Edifizio. E siccome queste decorazoni si facevano con arazzi (V. Aulaeum) o con tele dipinte (Vedi Siparium), Cortina significa talvolta un arazzo, un tappeto, un velo, ec. Si diceva pure, cortina una specie di bacino ordinariamente oro o d'argento, ma ś poco incavato, che somigliava ad una piccola tavola, la quale si metteva ne' Tempj sul tripode Sacro, e dove sedevano i Sacerdoti e le Sacerdotesse de' falsi Dei per pronunciare gli Oracoli.
Benchè si confonda la Cortina col Tripode prendendo l'una per l'altro, erano nulladimeno due cose diverse. Il Poeta Prudenzio lo dice espressamente, ed anche in Ammiano Marcellino si legge Lib. 29. ad Cortinae similitudinem Delphicae... mensula.
Sembra che per Cortina bisogna qualche vota, come in questo passo di Virgilio, mugire adytis cortina reclusis intendere il Tempio stesso, o almeno il di lui Santuario.
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