COTURNO. (Vedi Sandali, Socco.)
COVINUM. (V. Carro).
CRATER. Era presso i Greci e i Romani un gran vaso, nel quale si preparava il vino, che doveva servire a un Convito. La preparazione più comune era di mettervi una certa quantità d'acqua proporzionata a quella del vino, mentre per lo più non si dava van puro.
Questo era propriamente quel che dicevasi mescere vinum. Un altro preparativo assai comune era quello di stemperare del miele nel vino; e talvolta vi si mettevano dei profumi di aromi, ma ciò non facevasi che dai ricchi e voluttuosi.
Il Crater era dunque una specie di grand'urna, da cui attingevasi il vino, o come una gran brocca, da cui si mesceva nelle tazze a misura che volevasi bere. La parola Crater è Greca; e benchè i Romani si servissero di questo vocabolo tal quale è, gli han però dato qualche volta una terminazione Latina nel nome femminino Cratera. Si sa il pensier d'un Antico: prima cratera ad sitim: secunda ad hilaritatem: tertia ad voluptatem: quarta ad insaniam.
Il Crater non è dunque, come alcuni han preteso, un vaso da bere; e così non vi resta difficoltà sul passo della Eneide, ove dice che Anchise coronò di fiori un gran Crater: poichè questo vaso era fatto in modo da poter benissimo ricevere un tale ornamento. In quanto poi a ciò che aggiunge il Poeta, ed è che egli lo empì di vino, bisogna osservare che trattavasi d'una cerimonia religiosa, la qual non aveva niente di comune con quello che praticavasi nei conviti. A tutto questo si aggiunga un passo di Ovidio sì chiaro e sì deciso, che sembrerebbe fatto espressamente per determinare il senso preciso ed il vero uso del Crater.
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