DITTATORE. Magistrato Romano così chiamato a dictando, perchè comandava, e comandava senza essere responsabile delle sue azioni, e riuniva nella sua persona tutta l'autorità di due Consoli. Oltre a questo nome gli si dava pure quello di Maestro del popolo, Magister populi, e di Pretore supremo, Praetor maximus. Spettava ai Consoli il nominarlo, ma sempre con l'ordine del Senato; e questa nomina non si facea che di notte, e dopo di aver presi gli Auspicj. Un Console, benchè assente da Roma, purchè non fosse fuori d'Italia, poteva nominare un Dittatore; ma questa nomina non competeva così esclusivamente ad uno dei Consoli, ed accadeva talvolta che il Popolo volesse che il tale o tal altro poteva essere rivestito del Dittatura. Non si creava un Dittatore che nei tempi difficili, nelle grandi turbolenze, nelle pubbliche calamità, come pure per l'istituzione di nuovi Giuochi solenni, che facesser parte della Religione. L'autorità del Dittatore era senza limiti. Padrone di far la guerra o la pace, reclutava o congedava le truppe a suo piacimento, decideva sovranamente di tutto, ed eseguiva tutto ciò che voleva senza essere obbligato di renderne conto. Poteva perfino disporre della vita e de' beni d'un Cittadino senza consultare il Popolo, e senza che si potesse appellare dal suo Decreto. La Dittatura abbracciava le funzioni di tutti gli altri Magistrati, eccettuato quel dei Tribuni del popolo, che continuavano soli ad esercitare le loro ingerenze. Ventiquattro fasci, e altrettante scuri procedevano il Dittatore, il qual giudicava ogni sorte d'affari in prima ed ultima istanza.
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