Perciò era proibito ai Sacerdoti di assistervi, ad eccezione di quelli de' loro parenti.
In Egitto vigeva l'uso di imbalsamare i morti. Molte persone erano impiegate in questa tal Cerimonia. Gli uni vuotavano il cervello traendolo dalle narici con un istrumento a ciò espressamente fatto. Altri estraevano i visceri e gl'intestini facendo un'apertura da un lato con una pietra d'Etiopia, tagliente come un rasojo; quindi riempivano que' vuoti con profumi, e diverse droghe odorifere. Siccome questa faccenda, necessariamente accompagnata da qualche sezione del cadavere del defunto, sembrava avere un non so che di violento e di disumano, quelli che avevano agito, si davano tosto alla fuga allorchè avevano terminata l'operazione; giacchè per il solito erano inseguiti a furia di sassate dagli assistenti. Trattavansi al contrario molto onorevolmente coloro, che erano incaricati di imbalsamare il corpo morto. Lo riempivano di mirto, di cannella e d'ogni sorta d'aromati (ved. Imbalsamazione). Allorchè il corpo era stato imbalsamato lo rendevano ai parenti, che lo rinchiudevano in una specie di armadio o cassa fatta sulla misura del morto, ed in questo stato lo situavano nel Sepolcro a lui destinato; ma prima di ciò restavano non poche formalità da osservarsi. Presso le Città d'Egitto eravi un luogo destinato alla sepoltura comune. Il più celebre di questi pubblici Cimiterj era quello di Menfi, che era separato dallo Città mediante un Lago, sulla riva del quale portavasi il morto. Là i Giudici a questo effetto stabiliti adunavansi, esaminavan la vita del trapassato Egiziano, e non si acconsentiva che venisse trasportato al di là dal Lago nel luogo di riposo (Eliso o Elisi) se non allorquando la di lui condotta fosse stata scevra da ogni rimprovero.
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