Questo diritto passava ai lor posteri. Tale fu appunto l'ospitalità esercitata da Raquel col giovan Tobia, e l'altra di Nestore e Menelao verso Telemaco. Finalmente si contraeva il dovere della terza specie d'ospitalità senza aver mai veduto i suoi ospiti, coll'inviare un dono a qualche persona, cui si domandava di unirsi con il vincoli dell'ospitalità. Se quella rimandava un altro presente, era segno che accettava l'offerta; e fin d'allora i diritti erano egualmente sacri e inviolabili: tale si fu l'ospitalità di Cinira Re di Cipro con Agamennone. Potrebbesi altresì contare a ragione una quarta specie di simil diritto parimente sacro, quello cioè di colui, che vi chieda ospitalità. L'istesso principio di Religione obbligava i Pagani a ripetere, e riguardare ad un tempo come deposito inviolabile, di cui si doveva render conto alla Divinità, un uomo ridotto dalle sue sventure a rifugiarsi in casa loro, foss'egli ancora il maggiore inimico. L'infelice si metteva a sedere sulla cenere del focolare implorando gli Dei dell'Ospitalità: tal fu Temistocle presso Admeto Re dei Molossi; tale ancor Coriolano affidatosi a Tullo suo capitale nemico. Due punti essenziali nella pratica dell'ospitalità erano, il primo di lavare i piedi o di metter nel bagno gli ospiti; il secondo di non domandare il nome degli ospiti incogniti, se non che dopo del primo pasto. Nei Secoli chiamatisi Eroici gli ospiti si facevano reciprocamente dei doni, i quali servivan di pegno perpetuo di vincolo, che univa le respettive famiglie: posteriormente invece di questi doni si limitarono gli ospiti e gli ospitati a rompere in due parti una moneta, o più comunemente a spezzare in due parti una bacchetta d'avorio, di cui ciascuno degli ospiti ed ospitati riteneva una parte, la quale dicevasi tessera hospitalis.
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