Nulladimeno il Popolo a malgrado del Senato lo accordò alcune volte. Ecco quanto si praticava in tale occasione.
Allorquando era giunto il giorno determinato, il Generale si rivestiva d'una Toga trionfale con una Corona di alloro sul capo. Era condotto in un Carro magnifico tirato da quattro cavalli bianchi, e traversando la Città andava in pompa al Campidoglio, preceduto dal Senato e da una folla di Cittadini, tutti vestiti di bianco. Molti del seguito portavano le Spoglie degl'inimici, i Quadri o Gonfaloni delle Città e delle Provincie da lui soggiogate. Al Carro trionfale precedevano i Re ed i più riguardevoli de' nemici, che il Generale aveva vinti o fatti prigioni; e tutti costoro erano carichi di catene d'oro e d'argento. Dietro a questi venivan le Vittime, che servir dovevano ai Sacrifizj: seguivano più da vicino il Trionfatore i parenti e gli alleati di lui, e quindi procedeva l'Armata con tutte le distinzioni onorifiche, che ogni militare aveva ottenute dal General Vincitore. I Soldati alla corona di alloro esclamavano io triumphe, che era un grido di giubbilo, cantando quindi certi versi bizzarri e spesso satirici contra il Generale medesimo; lo che permettevasi per politica, temendo che il Trionfatore non presumesse di troppo. Vi sono anzi taluni, i quali opinano che per l'istesso motivo si faceva salire sul Carro medesimo uno Schiavo, dietro del quale pendevano una frusta ed un campanello. Il Generale, dopo d'avere così attraversate le strade sparse di fiori odoriferi, giungeva al Campidoglio, dove sacrificava due bovi bianchi, ed ordinava che s'imprigionassero, e talora che si mettessero a morte quei prigionieri, i quali avevano servito di ornamento al suo proprio Trionfo.
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