Finiti quei molti, e variati giri, si ritorna al limite diritto, ma non solo a questo, poichè vi sono multe altre vie dirette, le quali vengono divise dai bossi, che vi s'intrarnezzano. Indi si presenta or qualche praticello, ora il bosso figurato in molte guise, che alle volte formando lettere ci dicono or il nome del Padrone, ora quel dell'Artista. Si alzano ancora alternativamente qua dei piccoli olmi, là degl'innesti fruttiferi; ed infine alcuna imitaziome di campagnuolo, ed incolto si lascia vedere come d'improvviso a sì gran maraviglia in mezzo ad un'opera pulita ed elegante.
Lo spazio di mezzo è ornato con dei platani piccolini da una parte e dall'altra, appresso ai quali vi è il tenero e pieghevole acanto, indi molte figure e molti nomi.
In capo all'ippodromo resta sotto una pergola lo stibadio d'un bianchissimo marmo: la pergola è sostenuta da quattro colonnette di marmo Corintio. Di sotto lo stibadio esce a zampilli l'acqua come compressa dal peso di quei che vi stanno a seder sopra; si raccoglie in un canale di pietra; passa ad empir una tazza di marmo fino, ed ivi è occultamente versata in modo che la tazza è sempre piena e mai non trabocca. Il primo imbandimento, e le vivande di più peso si adattano occorrendo nell'orlo della tazza; le più leggiere nuotando a fior d'acqua girano sopra navicelli, e sopra volatili figurati. Incontro vi è una fontana, che butta, e ripiglia l'acqua; stantechè questa spinta in alto ricade sopra sè medesima; e ciò perchè essendo ben congeniate le fistole, ora è succhiata in giù, ora è elevata in sù.
| |
Padrone Artista Corintio
|