Parlando delle guerre del primo impero, dalle quali il compendio incomincia, non poteva l'autore dimenticare non solamente il culto che Napoleone ebbe per lungo tempo in una gran parte del popolo francese; ma sovratutto il fiorire in Francia, da una ventina d'anni in qua, d'una schiera di scrittori avventurieri e di eruditi, tutti smaniosi, a scopo di politica imperialista o militarista, di evocare dell'«uom fatale» ogni più piccolo ricordo atto a rinverdire la tanto funesta leggenda napoleonica.
Era perciò della massima importanza ricordare tutto il male che l'ambizione immensa di Napoleone aveva recato alla Francia e all'Europa, e com'egli medesimo, sullo scoglio di S. Elena, parlando delle cause della sua caduta, dovette rendere omaggio a quei principî di libertà, di pace e di unione dei popoli, ch'egli aveva con tanto sangue e tante rovine contrariato.
E pace e libertà chiesero i popoli ai loro reggitori, dopo avere coi propri sforzi atterrato il titano, innanzi al quale imperatori e re s'erano prima umilmente prostrati. E la pace e l'unione d'Europa sarebbero state allora stabilite a vantaggio di tutti i popoli, e a gloria imperitura dei principi d'Europa, se questi, animati da spirito di giustizia e di umanità, l'avessero voluto. Invece, dopo essersi giovato dei sacrifici e del sangue dei loro popoli nelle guerre contro Napoleone, li privarono d'ogni loro diritto, dividendosi fra essi le terre d'Europa, come una compagnia di pirati si spartirebbe il bottino di una nave presa d'assalto.
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