Se - convinti che l'unione di tutte le patrie nella libera e affratellata umanità non è un sogno di poeti, ma meta positiva segnata dalla evoluzione civile; se persuasi che alla realizzazione di un grande ideale occorre l'opera costante di pochi uomini di forte animo, i quali ne traccino la via alle masse - otto o dieci fra voi, amici lettori, vorrete essere fra quei pochi, questo compendio non sarà stato scritto invano, e non invano saranno stati evocati i ricordi delle fatiche, degli sforzi, dei sacrifici e dei martirii che sono costati, nel secolo scorso, ai paesi liberi di d'Europa e d'America le loro conquiste politiche e civili, all'Italia l'indipendenza e l'unità nazionale.
Epoca Napoleonica
Venuta per rinnovare il mondo, fra i tanti mali che la rivoluzione francese voleva distruggere - tirannide, superstizione, privilegi ereditari e di classe - la guerra teneva uno dei primi posti.
In tutto quel periodo che fu la preparazione intellettuale della rivoluzione, dall'abate Saint-Pierre a Diderot, da Voltaire a Rousseau, i grandi pensatori, i poeti e gli economisti, nell'Enciclopedia e col teatro, col romanzo e colla satira, avevano gli uni stimmatizzato, gli altri anatomizzato la guerra, condannandola come la massima piaga e ad un tempo l'onta maggiore dell'Umanità, e causa principale del dispotismo dei re.
Perciò la rivoluzione francese, erede ed esecutrice testamentaria dello spirito innovatore del secolo decimottavo, "chiamava," secondo la bella immagine di Lamartine, "i gentili come i giudei al godimento della luce e della fratellanza.
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