È con questi sinistri auspicii, che, offertagli da un Senato servile, cinge la corona imperiale, facendosi consacrare nella cattedrale di Nostra Signora da Pio VII, ch'egli ricompenserà poi - perchè non ligio ai suoi disegni di universale usurpazione, - spogliandolo de' suoi Stati, facendolo arrestare di notte nel palazzo del Quirinale, e tenendolo lungo tempo prigioniero nella fortezza di Savona.
Pochi mesi dopo cingeva nel Duomo di Milano la corona di ferro dei re Longobardi, offertagli da un Senato non meno servile di quello francese.
Imperatore dei francesi e re d'Italia, Napoleone s'immaginò di essere il Carlo Magno dei tempi nuovi, bene accetto ai popoli come rappresentante della rivoluzione, e ai principi quale campione dei principii d'ordine contro la rivoluzione.
Siccome il progresso è sempre una risultante d'un compromesso fra ciò che è e ciò che dovrebbe essere, fra il diritto nuovo e il vecchio, è accaduto più d'una volta, all'indomani d'una rivoluzione, vedere il miglior retaggio di questa salvato da chi poteva riguardarsi come novatore in faccia alle idee e agli interessi del passato, e come campione della libertà e dell'ordine, di fronte alla demagogia.
Ma perchè questa doppia parte conduca al trionfo, occorre che chi la rappresenta sia totalmente spoglio da ambizione e preoccupazioni personali, animato solamente dalla passione del pubblico bene.
Questo non era pur troppo il caso di Napoleone.
Volendo erigersi supremo signore di tutto e di tutti, ponendo sotto i piedi la libertà dei cittadini e le nazionalità, l'autorità e la dignità delle vecchie dinastie e il diritto delle genti, finì per suscitare contro la sua odiata tirannide la sollevazione generale dei popoli e dei re.
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