Tutta la Spagna, ferita nel suo orgoglio, si sollevò, tutti i partiti non ebbero più che un pensiero: la cacciata dell'invasore.
Ben quattro anni durò la guerra di Spagna, caratterizzata da una parte e dall'altra da atti di spaventevole ferocia. Anche vincendo, i francesi non rimanevano padroni che delle città nelle quali accampavano.
Per dar mano agli insorti spagnuoli, non tardarono gli inglesi a fare anche del Portogallo un campo di operazione contro i francesi, e le due guerre assorbendo le migliori risorse d'uomini e di denaro della Francia, furono occasione d'una nuova riscossa dell'Austria, che sperò con rinnovate forze avere la rivincita delle passate sconfitte; e con queste speranze invase con tre eserciti la Dalmazia, l'Italia e la Baviera.
Ma anche questa volta gli austriaci ebbero la peggio. Battuti da Napoleone e dai suoi luogotenenti ad Abensberg, a Eckmühl, perduta Ratisbona e Vienna; disfatti completamente a Wagram - dove dalla sola parte austriaca vi furono 31,000 fra uccisi e feriti - la guerra terminò col trattato di Vienna, col quale l'Austria cedeva di nuovo l'Italia a Napoleone.
L'impero francese si estendeva allora dalle bocche dell'Elba fino alla Turchia. Su quasi tutti i troni d'Europa regnavano vassalli di Napoleone, e di buona o mala grazia tutti i principi di Germania erano entrati in alleanza colla Francia. Questa unione di tanti Stati intorno ad un unico centro, quando Napoleone prigioniero a Sant'Elena tentò difendersi in faccia alla storia dell'abuso ch'egli aveva fatto della forza, la chiamò necessario avviamento alla federazione di tutti gli Stati d'Europa.
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