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      Per farsi un'idea delle perdite d'uomini che la Francia aveva fatte, basta ricordare le leve straordinarie del solo anno 1813. Eccone le eloquenti cifre:
      1-13 gennaio
      350,000 uomini
      1-5 aprile
      180,000 uomini
      23-24 agosto
      30,000 uomini
      7 ottobre
      180,000 uomini
      13-15 dicembre
      300,000 uomini
     
      ———--
      Totale
      1,040,000 uominiNon valsero perciò i prodigi di genio da Napoleone compiuti nella campagna di Francia del 1814, che fu detta la più mirabile di tutte le sue guerre, a scongiurare il fato avverso che gli sovrastava.
      Mentre egli pensava di tagliare la via della ritirata agli eserciti alleati, questi portavansi sotto Parigi, che affrettavasi a capitolare, e dove il Senato, tutto composto di creature di Napoleone, per far dimenticare il proprio lungo servilismo, chiamava Napoleone tiranno, dichiaravalo decaduto dal trono, e richiamava i borboni a rioccuparlo.
      Luigi decimottavo aveva così poco imparato nei lunghi anni d'esiglio, e conosceva così male la nuova Francia, che avrebbe voluto cancellare fin la memoria di tutto quanto di buono e di grande s'era fatto dalla rivoluzione in poi. Egli spinse l'ingenuità e la ridicolaggine fino a far stampare negli atti pubblici come il 19.° anno del suo regno, quello che in realtà non era che il primo.
      Egli ebbe così il poco invidiabile merito di rendersi in breve tempo inviso alla maggior parte di quei medesimi che avevano accolto con giubilo il suo ritorno.
      Così si spiega come Napoleone, che aveva dovuto travestirsi per sfuggire all'esasperazione del popolo, quando attraversò la Francia per imbarcarsi per l'isola d'Elba, sperò un anno dopo nel ritorno della sua fortuna, comparendo d'improvviso in Francia, dove la massa della nazione lo accolse con entusiasmo come nei giorni della sua maggior potenza.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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