Ministro d'una confessione protestante, egli considerò l'intolleranza religiosa come gravissima offesa allo spirito del vero cristianesimo, che è amore e carità.
Precorrendo i tempi, non solo avrebbe voluto l'alleanza di tutte le religioni nel nome di Cristo, ma, a promuovere il bene morale, faceva appello alla cooperazione anche di coloro che non ascritti ad alcuna religione, sentivano amore per la giustizia e per la verità.
Guglielmo Channing fu fra i primi nel secolo scorso a vedere nella guerra il centro di tutti i mali sociali, la radice del pervertimento intellettuale e morale così degli individui come delle masse.
Non soltanto nel tempio, ma anche nelle riunioni laiche, egli non perdeva occasione di far sentire di quanto sangue e di quali lagrime sono coperti gli allori della guerra. Le sue pitture dei morti in battaglia, i suoi argomenti per dimostrare che nessun delitto può uguagliare quello di uomini di Stato i quali a mente fredda, per calcoli d'ambizione, gettano un popolo contro l'altro, sono un modello di eloquenza e di logica, non superato dai molti che ai giorni nostri parlarono e scrissero contro la guerra.
Leggendo i suoi discorsi si sente ch'egli era non solamente una mente che pensava, devota alla verità, ma sovratutto un uomo di cuore, il quale soffriva fortemente dei mali che gli uomini fanno a sè stessi, e avrebbe voluto condurli a più sana condotta. Meriterebbero quei discorsi essere tradotti anche oggi nelle principali lingue europee, come il nome di Guglielmo Channing meriterebbe di avere un posto luminoso fra i precursori della pace universale; non si comprende perciò come sia stato dimenticato nel gran quadro di Enrico Danger, dove pur campeggiano tante mezze figure.
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