GIULIA DE KRÜDENER.
È un'altra nobilissima precorritrice dei tempi, che nel momento culminante dell'epopea napoleonica molto operò per far spezzare in mano ai governi ed ai popoli le armi omicide, e che tuttavia cerchereste invano nel quadro dei campioni della pace del su ricordato pittore Danger e nella massima parte degli scritti in cui si vorrebbe riassumere, sia pure a grandi linee, il movimento in pro della pace nel XIX secolo.
GIULIA DE WIETINGHOFF, nata a Riga di Livonia nel 1764, sposò a 18 anni, per volontà dei genitori non per elezione propria, il diplomatico russo barone de Krüdener.
Dopo una gioventù brillantissima, nella quale si narra spendesse venti mila franchi al mese in abiti e gioielli, e dopo avere scritto romanzi che fecero qualche rumore a quei tempi, rimasta vedova rinunciò alle soddisfazioni dell'opulenza e della celebrità letteraria, per farsi banditrice della rigenerazione morale sulla base del cristianesimo primitivo.
Vestita d'un cilicio e d'abiti grossolani, come usano anche oggi molte ricche signore d'Inghilterra e del Nord-America ascritte alla Società dei quacqueri, percorse Germania e Svizzera predicando la pratica del cristianesimo nella sua primitiva purezza. Non più odii, nè guerre tra i popoli; Cristo re dei re, Dio vivente padrone del mondo, solo codice delle nazioni il Vangelo.
Queste le idee ch'essa cercava di diffondere nelle povere moltitudini, sempre accompagnata da uno stuolo di seguaci, che dicevano: Chiamiamo nessuno, ma gli eletti di Dio ci seguano.
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