Distribuiva minestre agli indigenti, che questi ricevevano in ginocchio come dono del cielo, mentre stimmatizzava con parole di inspirata eloquenza la tirannia dei grandi e la avarizia dei ricchi.
Trovò, come sempre avviene in simili casi, proseliti nelle classi inferiori; finchè, veduti i re alla testa dei loro popoli per abbattere il novello Nerone, sperò di poter realizzare per mezzo di essi il suo mistico ideale, specialmente per opera di Alessandro di Russia, da essa chiamato angelo bianco del mondo, come Napoleone era il nero.
Ma nel 1814, dopo la prima caduta di Napoleone, visto che i re coalizzati si mostravano più pagani che cristiani nel dividersi tra loro i popoli, a cui erano stati così larghi di promesse nella loro lotta contro il soldato conquistatore, e che i Borboni nulla avevano imparato dal loro esilio, profetò il ritorno di Napoleone dall'isola d'Elba, la sua rientrata trionfale in Parigi e il secondo esilio dei Borboni.
Quando di lì a pochi mesi questi avvenimenti si verificarono appuntino, la popolarità della baronessa di Krüdener divenne immensa.
Allora l'imperatore di Russia volle vederla. Il convegno ebbe luogo nel maggio 1815 a Heilbronn, e i rapporti fra lo Czar e la baronessa Krüdener divennero da quel momento frequentissimi. Essa lo chiamava l'angelo predestinato a compiere in terra i disegni del Signore. Lo seguì a Parigi, dove prese stanza vicino a lui, col proposito che nelle nuove disposizioni da prendere per il mantenimento della pace europea, non fossero dimenticati gli insegnamenti dell'amor cristiano.
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