Seguivano tre brevi articoli con cui dichiaravano di voler rimanere «uniti coi vincoli di vera e indissolubile alleanza», e promettevano di prestarsi «in ogni occasione» «aiuto e soccorso»; verso i loro sudditi si consideravano come «padri di famiglia per dirigerli nel medesimo spirito di fratellanza, in prò della religione, della pace e della giustizia. Si consideravano come membri di una sola e identica famiglia cristiana, e come rappresentanti della divina provvidenza, riconoscendo che la nazione cristiana non ha altro signore che Dio, in cui si trovano tutti i tesori dell'amore, della scienza e della saggezza. E conchiudevano raccomandando ai loro popoli di «fortificarsi ogni giorno più nell'esercizio dei doveri, che il divin Salvatore ha insegnato agli uomini». Finivano, invitando le altre Potenze a riconoscere gli stessi principii ed entrare nella Santa Alleanza.
Non era difficile scorgere in questo manifesto l'opera personale dello czar Alessandro, il quale, come già accennammo, aveva seguìto i consigli della sua segreta inspiratrice, la mistica baronessa Krüdner di Riga.
Ma i precetti di giustizia, di carità, di pace, insegnati dal cristianesimo, a cui i tre monarchi si riferivano nel loro manifesto, non erano stati riassunti dalla medesima rivoluzione nella memoranda formola: Libertà, Eguaglianza, Fratellanza? Il completo accordo della politica colla religione e colla morale, in cui tutto il manifesto si riassumeva, non era sempre stato invocato e propugnato dai filantropi d'ogni paese, e dai più ardenti patrioti nella guerra contro Napoleone?
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