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      Non ostante il divieto, i giornali si pubblicano, obbligando l'autorità a ricorrere alla forza per sopprimerli.
      Anche la Sorbona, la dottrinaria Sorbona, fa eco alle pubbliche rimostranze.
      Queste però non sarebbero uscite dalla via della legalità, senza l'opera d'un partito, scarso di numero, ma forte di fede e di coraggio, il partito repubblicano, formato specialmente da studenti e da antichi militari.
      Già tre anni prima, in occasione delle elezioni, aveva fatto le barricate, le prime che, dopo la Fronda, Parigi aveva vedute. Nella prima rivoluzione le colonne degli insorgenti prendendo sempre l'offensiva, non avevano sentito il bisogno di combattere dietro ripari.
      Questo partito, che aveva segreti legami con La Fayette, aveva fatto lega, negli ultimi mesi, con altri gruppi di studenti, che avevano a loro capo Goffredo Cavaignac, figlio d'un convenzionale.
      Tutt'insieme potevano formare da 8 a 10,000 combattenti.
      La guarnigione non superava in quei giorni più di 14,000 uomini, tanto lontani erano il governo e la Corte dal prevedere un'insurrezione.
      Il 27 luglio i repubblicani tirarono alcune fucilate ed eressero le prime barricate. Il 28 i quartieri della parte orientale della città, formati da labirinti di strette e tortuose vie, erano tutti irti di barricate.
      Gli insorti, diretti quasi dovunque da allievi della scuola politecnica, presero il palazzo di città e Nôtre-Dame, inalberandovi il vessillo tricolore. (Il vessillo dei borboni era bianco).
      I soldati mandati in due colonne dal generale Marmont per debellare gli insorti, ricevuti in alcuni quartieri da colpi di fuoco, in altri da voci di donne che loro gridavano dalle finestre: Non fate fuoco sul popolo, si arrestarono davanti alle barricate del Sobborgo Sant'Antonio, per ritornare poi verso il centro e fermarsi vicino al Louvre.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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