La Conferenza, avutane comunicazione da Talleyrand, che vi rappresentava la Francia, non potè opporvisi, ma dichiarò che considerava l'entrata delle truppe francesi nel Belgio "non come intenzione particolare della Francia, ma per un oggetto a cui erano dirette le comuni deliberazioni."
La guerra non fu difficile, nè molto cruenta; si ridusse principalmente all'impresa di Anversa, dove, dopo un assedio sapientemente condotto, le truppe olandesi finirono a capitolare.
La causa della indipendenza belga aveva trionfato.
La Francia poteva andar orgogliosa di questo risultato. L'aveva ottenuto dando prova di grande disinteresse, e, mentre rispondeva alle migliori aspirazioni della democrazia, facendo rispettare colle sue armi le decisioni della Conferenza di Londra.
Quando si pensa che subito dopo le insurrezioni di Parigi e di Bruxelles, le orde cosacche, passata la Vistola, già si avviavano per unirsi agli eserciti di Prussia e d'Austria e invadere la Francia, e che questo pericolo fu sventato al punto d'ottenere una prima revisione dei trattati del 1814, non si può negare alla politica del governo di Luigi Filippo, in queste circostanze, il merito di aver fatto fare un primo passo al principio del diritto nazionale, senza compromettere la pace generale di Europa.
Non v'ha dubbio che se avesse sempre seguito tale via, la Francia avrebbe potuto acquistare nel consorzio delle altre nazioni una autorità morale, quale non aveva più avuto da gran tempo.
Nè per ciò occorreva che la Francia, facendosi paladina di tutti i popoli agitantisi per la propria indipendenza, si mettesse in guerra contro tutte le potenze interessate a tenerli oppressi.
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